Sharenting: No, non le foto dei tuoi figli!!!

Lo Sharenting è la pratica di condividere sui social network foto e informazioni dei propri figli da parte dei genitori. A prima vista potrebbe sembrare qualcosa di innocuo. Si parte con la foto della prima ecografia e poi si continua con le prime pappe, i primi video, i primi passi e in breve la vita dei nostri figli e la nostra diventano dominio pubblico accessibile a chiunque.

Seconda Leah Plunkett, professore associato presso Harvard ci sono due ragioni per cui si dovrebbe evitare la pubblicazione delle foto dei nostri figli. In primis perché non abbiamo il loro consenso e quindi li costringiamo ad entrare nel mondo digitale con ripercussioni che potrebbero manifestarsi più avanti nella loro vita. In secondo luogo esistono dei rischi legati alla privacy nostra e dei nostri bambini che possono già da piccoli essere vittima di un tracciamento dei propri dati sensibili.

Se queste due ragioni già da sole dovrebbero portarci a riflettere, c’è una terza ragione che la professoressa Plunkett non poteva citare nel 2019 quando scrisse il suo “Condivisione: Perché dovremmo pensare prima di parlare dei nostri figli online”; oggi esistono, accessibili a tutti, applicazioni capaci di manipolare le immagini attraverso l’intelligenza artificiale. Applicazioni capaci non solo di creare immagini dal nulla come quelle di Papa Francesco in piumino, o di Trump portato via di peso dalla polizia, ma applicazioni come bikinioff capaci letteralmente di prendere la foto di una persona vestita e farla diventare una foto di nudo.

L’Intelligenza Artificiale ormai può creare immagine false indistinguibili dal vero

Le conseguenze dell’utilizzo di questi strumenti non sono difficili da intuire e non è un caso che pochi giorni fa la magistratura italiana abbia avviato un indagine contro due quattordicenni che avevano utilizzato bikinioff per spogliare le loro compagne di classe.

La manipolazione delle immagini private di un bambino o di un adolescente possono esporlo a rischi di bullismo, body-shaming, o ad una vera e propria violenza di natura sessuale quando queste foto venissero ritoccate e diffuse attraverso i social o condivise tramite applicazioni di messaggistica quali whastapp o telegram.

E se non fosse abbastanza anche i rischi legati alla pedofilia e alla pedo-pornografia aumentano quando letteralmente chiunque è in grado di manipolare le foto o peggio di raccogliere dati su di noi e sui nostri figli. Immaginate una società sportiva che pubblica sul proprio sito la foto di nostro figlio con tanto di nome. Sembra qualcosa da grandi, da sportivi professionisti, tutto sommato qualcosa di cui andar fieri, ma quella foto può fornire molte informazioni ad un predatore sessuale; nome e cognome del bambino che gli interessa, che sport fa e da lí scavando nel sito della società sportiva potrebbe scoprire gli orari degli allenamenti, dove si svolgono e quindi come pedinarlo.

Denudare una persona partendo da una foto vestita con l’AI si può fare

Anche in questo caso come nel caso delle foto e dei video pubblicati dai genitori le immagini possono fornire molte informazioni che lasciano i bambini e gli adolescenti indifesi non solo all’interno dello spazio digitale, ma anche nella spazio reale.

Quindi è opportuno riflettere molto attentamente quando si pubblicano le foto dei propri figli essendo coscienti del fatto che per quante regole di privacy si possano impostare sui social nulla ci garantisce quanto evitare di pubblicarle.

Header Photo by Artem Kniaz on Unsplash

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