La guerra occulta del Cremlino tra troll e hacker
La recente morte dell’ultimo leader sovietico Michail Gorbačëv ci ha ricordato che decenni fa esisteva un’altra Russia, una potenza mondiale che si contrapponeva all’Occidente, spazzata via da un modello politico, sociale ed economico incapace di tenere il passo della modernità. Per molto tempo ci siamo illusi che quella potenza fosse solo un ricordo nella nuova Russia smembrata e aperta al capitalismo.
A poco meno di sette anni dal discorso con il quale, il giorno di Natale del 1991, l’URSS venne fatto scivolare fuori dalla storia, un’altra figura si fece avanti, accolta con entusiasmo da tanta parte di Occidente, nonostante gli omicidi di giornalisti, politici e oppositori fossero chiaro sintomo di un processo antidemocratico destinato alle peggiori conclusioni.
L’Occidente ammaliato dalle ricchezze naturali russe si è fatto raggirare da un leader dalla faccia dimessa, un leader che tanti pensavano di poter controllare, un leader che coltivava un piano ben preciso, una mira imperiale che dalla russa Zarista a quella Sovietica era rimasta intatta e di cui Vladimir Putin incarna le sembianze del nuovo millennio.
Al mondo è servita una nuova guerra in Ucraina dalle sembianze di una guerra antica e terribile, ma la guerra come diceva von Clausewitz non nasce istantaneamente e Marta Federica Ottaviani ci porta alla scoperta di una nuova forma di conflitto non lineare, grigia, ibrida che per troppo tempo in occidente abbiamo sottovalutato.
Dagli attacchi hacker che precedettero la prima guerra Ucraina del 2014, al tentativo di influenzare le elezioni americane sino alla massa di fake news che cominciò ad invaderci con l’inizio della pandemia di Covid19 e che ancora inquina gli spazi di dibattito social e sociale.
Brigate Russe strappa il sipario per ricordarci che quello che leggiamo o il profilo social con il quale interagiamo potrebbe essere qualcosa di molto diverso e ben più inquietante.
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